Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Una commedia leggera, fatta di continui botte e risposte, rocambolesca, intelligente, magica.
Come l'accendino che dà il titolo a questo divertente spettacolo di Claudio Gregori, in arte Greg, e Riccardo Graziosi. Sì, perché la «chiave» della storia sta tutta in questo fantomatico accendino dotato di poteri magici preservati nei secoli.
Ci troviamo in una villetta sul mare con due coppie di coniugi intenti a trascorrere alcuni momenti di relax in piacevole compagnia: Alex (Greg) e Vania (Vania Della Bidia) e Riccardo (Riccardo Graziosi) e Claudia (Claudia Campagnola). continua a leggere
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Si stima che una persona su Facebook possa avere fino a cinquemila amici, nella vita reale centocinquanta e che i più stretti si riducono a quattro persone. Ma, alla fine, a quanti confideremmo i nostri più intimi segreti? Questo è l’interrogativo che apre Tramite amicizia, il film di Alessandro Siani scritto con la collaborazione di Gianluca Ansanelli, nelle sale dal 14 febbraio, giorno di San Valentino. Un caso? Non proprio, perché quando si parla di amicizia si parla anche di amore, seppure in senso lato.
Il tema offre molti spunti di riflessione. C’è chi afferma che all’amore è preferibile l’amicizia e chi afferma che quest’ultima, talvolta, sia un preludio all’amore (chi non ricorda l’altra famosa domanda: tra uomo e donna può sussistere un rapporto fatto di sola amicizia?). continua a leggere
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"Togliersi un paio di mutande non è complicato,
il difficile sta nel saper calare le difese e scoprire il cuore
davanti a un altro essere umano."
(Mattia Insolia, Gli affamati Ponte alle Grazie Editore 2023)
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"E tu cosa fai nella vita?"
"Pago".
(Charlie)
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"Non ho fede nemmeno in una squadra di calcio o nella natura.
Sono troppo razionale, non penso che qualcuno ci possa dire
cosa c'è dietro la vita."
(Caparezza in una intervista a La Stampa, 15 settembre 2017)
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Si tu vales bene est, ego valeo.
C’era una volta un demente travestito da Scream, che non era né un demente né un travestito e vi spiego perché.
Il promontorio del Gargano è caratterizzato dal fatto che se da una parte c’è il mare, dall’altra parte c’è la montagna. Ora, non è proprio la montagna dove ci si reca per sciare ma sempre montagna è, ricca di una vasta e folta vegetazione. In questa landa verde sorgono alcune campagne, gran parte abbandonate altre invece abitate.
Per l’argomento che andrò a trattare (avviso: non è un trattato di filosofia) a noi interessa però solo quella parte di campagna disabitata, ovvero costruzioni piccole o medie che sorgono sulla montagna confinante col mare.
La storia, la favola, la barzelletta (o l’incubo) è ambientata proprio tra lo spazio che divide il mare dalla montagna, spazio che vede una strada provinciale (corredata da cespugli) che coniuga i vari paesini del Gargano, meta turistica estiva di molti viaggiatori.
Prima del prosieguo ho bisogno di mettervi al corrente di una cosa: se avete voglia di ridere per questa storia c’è bisogno di molta, molta, molta immaginazione. Altrimenti il gioco non riesce. Pronti?
È un freddo dicembre di moltissimi anni fa quando, discorrendo con amici e cugini a tavola, ascolto una strana vicenda. Orbene, tra compagni – ma soprattutto cugini, specialmente se sono quelli con cui sei cresciuta come se avessi avuto dei fratelli e delle sorelle accanto – è noto il grado di confidenza, anche per certi argomenti su cui spesso ci si scambia pareri, opinioni, suggerimenti. Ad un certo punto del discorso qualcuno dice: «Uagliù (ragazzi, n.d.a.), di ‘sto periodo non percorrete la via di mare, tutti i posti vanno bene ma non andate a mare». La prima cosa che a me viene in mente è: «Perché, cosa c’è? Hanno messo il divieto di balneazione?». Ingenua com’ero ai tempi (ma pure ora) a me pareva strano che ci fosse il divieto di balneazione a dicembre. «No no, niente di che. Non c’è niente a mare, però non ci andate». Ancora io (all’epoca anche romantica che sognavo Una rotonda sul mare): «Se non ci sono divieti perché non ci dobbiamo andare?». Bisbigli, gesti evasivi con la testa, mezze frasi, risposte sussurrate a mezza voce, e infine svelato il mistero. «Ci sono strane presenze».
«Fantasmi? Zombie? Hanno pescato qualche morto in acqua?»
«C’è un tizio che spaventa chi si apposta con la macchina»
«Un guardone?»
«Non è proprio un guardone perché non guarda. Mette solo paura»
«Oddio, che fa?»
«Niente, ti guarda dal finestrino travestito da Scream, hai presente quello del film?»
«Come travestito da Scream? È un matto o un pervertito?».
Aveva talmente dell’assurdo quella storia che pensavo mi volessero prendere in giro (ma chi è che si veste da Scream per andare a spiare le coppiette di notte con il solo intento di spaventarle? Un pervertito, che oltre ad essere pervertito sta anche fuori di testa, appunto!).
«Nessuno dei due»
«Allora perché lo fa?»
«Non lo indovini?»
No, non lo indovinavo perché, come detto, all’epoca ero ingenua e certi affari loschi che avvenivano per le campagne e nei porti di mare non entravano nell’emisfero cerebrale della mia immaginazione; quindi non sapendo che altro fare o dire o domandare, scoppiai a ridere come una scema figurandomi questo deficiente che si aggirava di notte per i cespugli travestito da Scream terrorizzando noi giovani amanti che avevamo solo la macchina per giocare alle telenovele (più che telenovelas scene da Rocco Siffredi, ma soprassediamo), e per godere (nel senso letterale del termine) degli unici momenti romantici assieme al nostro compagno o compagna.
Ma riuscite a immaginarvelo? Voi che state lì in macchina con la vostra dolce metà, lontani dalle luci della città e dagli occhi di tutti (ma non dei guardoni), avvolti nel buio della notte, che vi lasciate cullare dalle onde del mare, velluto nero dello stesso colore del cielo (azz! sono incredibili gli effetti che fa il romanticismo quando uno si lascia andare mentre scrive), sedotti da dolci frasi d’amore e dalla poesia delle sue mani (aridaje!), e proprio quando arrivi al momento clou, quello più estasiante pe’ capisse, v’accorgete che ce sta un demente che vi guarda dal finestrino, tutto vestito di nero e con la faccia di Micheal Jackson che vi regala un infarto con uno spavento invece che con un amplesso????? (‘tacci tua…!)
«Ma tu lo hai visto?» continuo con le lacrime agli occhi «Nel senso, hai avuto il piacere di incontrare questo soggetto?»
«Ma sei matta? Noooo, me lo hanno detto e comunque c’è in giro questa voce»
«No raga’, non ci credo… dai»
«È vero, pure io so di questa cosa e di questo tizio qua»
«Vabbé ma travestito da Scream… ma scusa non può semplicemente guardare e basta? Io, se lo vedo, mi sposto con la macchina, pure perché non mi va giù che qualcuno mi guardi mentre sto con il mio ragazzo»
«No, perché lui vuole proprio che te ne devi andare da quel posto, non che ti devi spostare. E, soprattutto, non vuole che tu guardi»
«In che senso?»
Il senso della burla di cui fui resa edotta era quanto ho spiegato sopra, ovvero un “traffico” in cui il demente (che demente non era per quanto potesse sembrare un demente) voleva che non incappasse il malcapitato di turno (anche qui termine più adatto non può esserci). Anzi, per farvi capire dove fosse l’intelligenza/il genio di questo qua, Scream gli stava salvando il c…
«Oh, se non ci credi fatti un giro a mare e vedi».
«Ma non ci penso proprio». Primo: perché vedere un tizio che si aggirava per le campagne abbandonate confuso con l’inchiostro della notte faceva già paura di suo (soprattutto se la paura era accresciuta dall’illusione ottica di vedere solo un teschio bianco che si muoveva tra le siepi). Secondo: dopo quanto mi avevano riferito, la ragione per recarmi a mare era ancora più terrificante dello stesso imbecille che si credeva (forse, dico forse per la motivazione di cui prima) Diabolik invece che un personaggio da film horror. Terzo (il più importante): a me nessuno mi ci ha mai portata, pure perché ce li mannavo.
Per esempio questo è un esempio
Mi avvio alla conclusione.
Qualcuno penserà che mi sia inventata tutto, altri che la storia è vera. Per la felicità di tutti i credenti e dei cattolici in verità, in verità vi dico: sì, la storia è vera. Succedeva veramente.
Io l’ho sempre letta e raccontata in chiave comica quando, se ci pensate bene, non c’era nulla di comico.
Il demente non era un demente, lo strumento per sortire gli effetti desiderati era riuscitissimo (oh, nun se so più visti manco li cani accoppiasse a mare, figuriamoci le persone), oserei scrivere anche “effetti desiderati e indolori” perché il metodo era studiato per non fare del male a nessuno.
Ma se da una parte non si usavano minacce o pistole, è pur vero che la morte era sempre in agguato. Ok, non c’era violenza solo avvertimento (“Se mi vedi gira alla larga, oggi il mare è in burrasca”!) ma l’infarto non te lo toglieva nessuno (mi immagino una scena tipo questa: il poveretto, dopo essere caduto vittima dell’incubo, una volta che mette piede in Paradiso i compagni di viaggio gli chiedono: «Qui è bellissimo, stiamo finalmente bene tutti quanti insieme, vedrai ti divertirai anche tu. Ma, a proposito, come ti è venuto l’infarto?» e quello che risponde: «Mah, guarda stavo lì che scoppiavo di salute quando improvvisamente, mentre mi facevo i fatti miei con la mia bella, è apparso un coglione travestito da Scream…»).
E questo è niente.
Scream non parlava, non faceva a botte, non urlava. Immaginate se invece, oltre che andarsene pe’ fratte muovendosi come un felino nel buio, si metteva pure a gridare! (tanto per fare pendant con la sua maschera)¹.
Se c’era qualche possibilità di salvezza dopo lo spavento state sicuri che se si fosse messo pure a urlare le possibilità di sopravvivenza erano pari a zero (riuscite a immaginare il cretino che urla di notte in un drive-in con la maschera di Scream?).
Avrei voluto dire al cortese "signore": «Senti Scream, io ti ringrazio per l’accortezza che hai nei nostri riguardi, ma morì pe’ morì è meglio che moriamo ammazzati, capisci bene che con lo spavento non è che ci dispensi dalla morte, col rischio di avere pure complicazioni al cuore quando siamo nel fior fiore della gioventù…».
Il poveretto, in effetti, ci stava facendo un favore garantendo, con quel travestimento, due risultati: “salvare” noi giovani (lo metto tra parentesi sempre per la motivazione appena citata) da guai prossimi o futuri, e permettere ai suoi capi di scorrazzare liberi per il territorio.
Adesso se “il genio” di questa trovata (perché la trovata di spaventare la gente, visto che doveva solo spaventare, per non far avvicinare nessuno al posto era formidabile) fosse frutto della mente di Scream o dei suoi superiori non lo abbiamo mai saputo, quel che mi sento di dire è che meno male che posso dire c’era una volta un demente travestito da Scream per la salvaguardia dell’incolumità di tutti.
PS: in effetti, avrei potuto intitolare questa favola anche con "Come ammazzare il romanticismo", ma C'era una volta un demente travestito da Scream lasciava più spazio all'immaginazione.
¹ Scream, tradotto dall’inglese, significa grido/urlo.