Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Si tu vales bene est, ego valeo.
Ci si può drogare di persone? Sì, è possibile. Sia nella vita di tutti i giorni che in quella parallela. E qual è la vita parallela?, vi starete chiedendo. Alt. Non quella dei social, della TV, dei cellulari e nemmeno quella dell’aldilà.
È la vita dei libri.
C’è tanta gente nei libri, tante emozioni, tanta verità, tanta conoscenza. Nei libri non c’è sopraffazione, i libri non ti ingannano. Sanno parlarti, sanno ascoltarti, e contrariamente a quanto si pensi ti tengono anche compagnia. Buona o cattiva questo dipende, a seconda dei casi. Come nella vita reale si possono incontrare persone buone e caritatevoli, oppure delinquenti e malfattori. Gli ultimi a volte la scampano, altre volte no (a differenza di quanto accade nella realtà).
I libri fanno molto, dicono molto, i libri drogano. Guarda me. (E qui mi parte uno dei famosi jingle dello script Gesù ti ama: “[…] guarda meeeeee! Adesso sono un’altra, la rabbia non ti basta, hai cose da dire, seee ti perdi segui me, quel vuoto non ti calma…” eccetera, eccetera, eccetera).
Se non ci credete che drogano, ora ne avete la prova.
Ebbene lasciate che vi dica una cosa. A proposito di lasciti, lasciate perdere la droga e imbottitevi di droghe più naturali che non fanno male, ma non fanno che arricchirvi dentro e fuori (specie se disponete di ampie metrature a casa dove poter costruire biblioteche) e vi assicuro che:
1. gli effetti eccitanti sono gli stessi (allucinazioni a go-go infinite come l’Infinito di Leopardi, per restare in tema);
cervello che fuma (‘mazza se fuma!);
2. connessioni mentali e associazioni (a delinquere) che Telegram, Instangram, WhatsApp, Facebook, nonché tutti i circuiti social, connessioni così se le sognano;
3. incapacità di smettere perché ‘na vorta che parti pe’ la tangente so’ ca… ehm… parti insomma. E non fai più ritorno tra i comuni mortali (“guarda meeeeee! Adesso sono un’altra, la rabbia non ti basta, hai cose da dire…”, cit. ut supra);
4. curiosità di sperimentare nuove esperienze tutti i santi minuti, perché ‘na vorta che ti sale la voglia, ti sale la voglia (non pensate male, e se proprio volete pensare male ok, mi sta bene che leggete pure i porno basta che non visitate Youporn e mettete in moto l’immaginazione, ma, ripeto, leggete);
5. migliora il buonumore (ma quale cavolo di droga non migliora l’umore?);
6. stimola il rapporto con gli altri (si diventa sempre più curiosi e aperti nei confronti del prossimo);
non porta a nessuna reclusione in un centro di tossicodipendenza o relegazione al reparto alcolisti anonimi (ma al manicomio sì perché, che ce voi fa? sempre droga comunque assumi e alla fine gli effetti collaterali si vedono tutti);
7. costruzioni di visioni, fantasie e immagini fino ad arrivare alla regressione totale dei primi anni di infanzia convincendoti che l’Orso Yoghi alla fine eri tu;
8. viaggi pur restando nello stesso posto (soprattutto se hai la diarrea e sei costretto sulla tazza del cesso in quanto cesso);
9. riprendi i rapporti di amicizia interrotti con l’amico immaginario e anche con l’amante immaginario (sempre per chi ce l’ha, e chi ce l’hai beato lui/lei che se lo può permettere, “Tanti auguri! A chi tanti amanti ha, tanti auguri! In campagna ed in città! Come è bello far l’amore da Trieste in giù!” PS: un mio amico anni fa si chiedeva sempre “Ma perché da Trieste? Da Milano non le piaceva?”, ‘sta cosa è vera non me la so’ inventata);
10. è l’unico Credo a cui credi e a cui resti fedele per tutta la vita.
Nella foto sopra alcuni esempi di effetti collaterali
Come vedete, dall’elenco qui redatto gli effetti (indesiderati) sono gli stessi di una banale, comune e volgarissima droga, con alcune differenze fondamentali:
1. con un libro non sei mai solo – la droga ti isola;
2. il libro ti migliora – la droga ti peggiora, diventi brutto anche esteticamente;
3. il libro ti insegna tante cose: arricchisce il linguaggio, la conoscenza, ti aiuta ad affrontare meglio le esperienze di vita, ti aiuta a capire e a conoscere l’altro, offre nuovi spunti di pensiero, di osservazione, nuove prospettive, migliora la tua predisposizione con l’altro, l’approccio nelle situazioni – la droga crea chiusure fisiche ed emotive, impoverisce sia economicamente che spiritualmente, ti toglie dignità, rispetto, considerazione, ti priva del colore, dell’affetto degli altri, non ti dà calore;
4. con un libro puoi viaggiare (visiti luoghi magnifici “a gratis” e senza acquistare il biglietto) – con la droga resti sempre nella stessa fogna;
5. con il libro non solo puoi viaggiare con la testa, ma anche con la fantasia – con la droga nei viaggi psicotropi incontri solo mostri;
6. il libro ti fa stare bene prima, durante e dopo – con la droga stai bene solo durante;
7. il libro cura ferite e lenisce cicatrici – la droga le procura e fa sanguinare quelle esistenti perché quando finiscono gli effetti stai peggio di prima;
8. il libro è tante cose – la droga non è nessuna cosa.
Tutto questo per dirvi che esistono tanti tipi di droga: i libri, lo sport, il cibo, il fumo, la musica, l’arte, il sesso, i social, l’alcool, il giardinaggio… non esistono solo droghe cattive, la parola ha un’accezione negativa perché ad essa si riconduce la dipendenza da qualcosa (che non per forza deve essere la droga come si viene intesa).
Gran parte della gente definisce la lettura un hobby, ognuno le dà la definizione che ritiene più adatta. Io la chiamo droga perché solo la lettura riesce a tirarmi fuori delle visioni così forti, eccitanti e stimolanti (sono una visionaria, insomma altro che mamma Ebe) che mi riconnettono a un tempo passato, mi permettono di capire il presente e di guardare al futuro con accortezza e un pizzico di speranza.
E, soprattutto, di connettermi e di comunicare con le persone in quanto persone e non bersagli di un Poligono.
Appendice (che non è un’appendice e manco un’appendicite) per chi ne volesse sapere di più: inutile che faccio i nomi dei pusher che mi forniscono la merce, la cosa è abbastanza intuibile. In ogni caso, siccome sono tanti (i pusher) e taluni possono sfuggirmi, faccio come i bro (ma come parlo?) suggerendovi alcuni nominativi che troverete sparsi in questo blog (per la serie: trova l’intruso, o il reo no confesso perché si nasconde sotto al letto).
Poi, casomai, più in là faremo un gioco o dei quiz per testare la vostra dipendenza.
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Copertina di Raul e Gianluca Cestaro
Se mi chiedete quali sono i temi che mi stanno particolarmente a cuore vi rispondo che uno di questi è il bullismo.
È (anche) di bullismo che si occupa l’albo n. 456 di Dylan Dog, Colui che divora le ombre (testo e sceneggiatura di Alessandro Bilotta, disegni di Corrado Roi) uscito a fine agosto nelle edicole e in fumetteria.
A Cravenroad si presenta un cliente molto particolare per Dylan. Si tratta di un bambino, Timothy Scare, il quale gli chiede di aiutarlo a mandar via il mostro che si nasconde dentro l’armadio della sua cameretta, e che ha ammazzato i suoi genitori. Il mostro non aspetta che il buio della notte per farsi vivo e per uccidere le poche persone care che vogliono bene a Timothy. Quest’ultimo vive in una lussuosa casa con il maggiordomo e frequenta una scuola privata dove è oggetto di sprezzo da parte dei suoi compagni (se “compagni” si possono definire coloro i quali passano le giornate a prendersela con i più fragili).
Inizialmente Dylan è restio a dar credito alle parole (ma sarebbe meglio definirle paure) di Timothy, poi si convince ad aiutarlo, soprattutto quando si rende conto di persona che il bambino è bullizzato. L’occasione si presenta quando va a fargli visita a scuola e lo tira fuori dall’armadietto dove è stato cacciato dentro da questo gruppo di sgallettati.
I problemi da risolvere quindi sono due: quello principale è il mostro chiuso nell’armadio della cameretta che si diverte a spaventare Timothy – ma che non gli fa alcun male – e il secondo sono i mostri che incontra dal vivo tutti i giorni a scuola.
Non starò qui a spoilerare il finale della storia, primo perché non voglio rovinarvi la sorpresa e poi è bene che voi lo leggiate perché le recensioni, per quanto possano essere utili e ben fatte, non rendono mai merito all’opera che si va a recensire. Le emozioni, lo stato d’animo che si prova leggendo un testo, ammirando un’opera d’arte o ascoltando una canzone non sono uguali per tutti, la maniera di percepire e di sentire è diversa da persona a persona. Quel che può fare il recensore è suggerire, e aiutare a cogliere aspetti o dettagli che possono sfuggire all’occhio, alla mente o all’orecchio del destinatario dell’opera. Pertanto…
I temi importanti di questa storia, dicevamo, sono due: i mostri, sempre presenti nell’immaginario dei bambini (chi non ha mai avuto un mostro da sconfiggere sotto il letto o nell’armadio quando era piccolo, oltre ad allietare le proprie giornate con l’amico immaginario?) e il bullismo, che sempre di mostri tratta e quindi, alla fin fine, il tema si riduce ad uno solo: i mostri.
Il genio di Bilotta sta proprio in questo, essere riuscito a tirar fuori una storia che tratta di incubi, tipiche delle avventure di Dylan Dog, con uno sguardo rivolto non solo al lato onirico ma anche al lato reale, e di come di incubi si possa vivere – e conviverci – tutti i giorni. Non è la prima volta che nelle storie “dylaniane” si faccia riferimento alla realtà (gli autori e gli sceneggiatori hanno preso più volte spunto dalle proprie esperienze di vita personale per scrivere le storie) ed anche e soprattutto alla letteratura, però trovo che mai come in questa occasione l’Incubo sia azzeccato.
I disegni di Corrado Roi fanno il resto (mi correggo: fanno molto), riuscendo a catapultare il lettore nell’atmosfera angosciosa, realistica e – all’apparenza – impotente vissuta dal protagonista.
Per chi volesse leggere l’albo consiglio di prestare un occhio all’espressività che viene conferita ai volti dei personaggi volta a comunicare al lettore il sentimento che il soggetto sta provando in quel momento (paura, sgomento, ilarità, aggressività) perché, come dice Bilotta, “i fumetti sono guidati dai personaggi e da chi li disegna”. Guardate, non è facile per un artista (che sia uno scrittore, un disegnatore, uno scultore, un cantante) far capire all’altro lo stato d’animo che si sta provando o quello che sta provando il personaggio in quel preciso momento, è già complicato capirsi tra simili nella vita di tutti i giorni, figuriamoci in una vita parallela (a me piace chiamarla così).
Pertanto, chi ci riesce tanto di cappello.
È stato un albo che mi è piaciuto perché si occupa di uno dei temi tristemente attuali, e poi perché al centro non troviamo un ragazzo adolescente, ma un bambino con i suoi incubi e le sue fragilità (e del suo bisogno di aiuto in un mondo dove gli adulti non danno ascolto ai bambini).
Il messaggio di questa storia è un messaggio molto forte, lanciato soprattutto sul finale dove si scoprirà l’identità di colui che divora le ombre.
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"Nella solitudine il solitario divora se stesso.
Nella moltitudine lo divorano i molti.
Ora scegli."
(Friedrich Wilhelm Nietzsche - Umano, troppo umano 1878)
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Quando nel 1975 Miloš Forman portò sul grande schermo Qualcuno volò sul nido del cuculo l’intento fu quello di raccontare il disagio vissuto negli ospedali psichiatrici dai pazienti ospitati in dette strutture, denunciando così il trattamento inumano a cui questi soggetti sono sottoposti in risposta alle loro azioni/reazioni, gesti e/o omissioni, conseguenze della malattia mentale di cui sono affetti.
La trasposizione teatrale non differisce di molto rispetto alla versione cinematografica, semmai accentua i temi della storia – per giunta, attualissimi –, primo tra tutti i diritti della personalità, la diversità, la malattia, la coercizione, la privazione della libertà individuale (tanto fisica quanto emotiva). Lo spettacolo in questione è andato in scena al Teatro Umberto Giordano di Foggia – teatro più antico del meridione dopo il San Carlo di Napoli – dal 30 al 31 gennaio, dopo aver fatto tappa al Teatro del Giglio (Lucca), Teatro Bellini (Napoli) il Teatro Arcano (Milano), Teatro Curci (Barletta), Teatro Mancinelli (Orvieto), Arena del Sole (Bologna) e a cui faranno seguito altre tappe. continua a leggere
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