Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
"Undicesimo comandamento: mettiti sempre nei panni degli altri".
(Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista Mondadori Editore 2005)
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Questa notte indosserò una nuova pelle.
La tua.
Questa notte indosserai una nuova pelle.
La mia.
Scambiamoci la pelle come ci scambiamo i baci, le carezze, le mani
Fai quel che vuoi di me
Prendi tutto di me
Ma non scambiarmi con qualcun'altra.
Bruciami le parole nella bocca
Il fiato con il fiato
Infiammami la passione con il cuore
E no, non darmi un altro dolore
Che sia altro dalla tua bellezza.
Fai già male così
Come rosa canina che mi profuma i pensieri e la carne
Vorrei pizzicarti il desiderio con il mio
Scambiamoci l’amore, i sogni, il cuore
Che abbiamo della stessa taglia
Perso nel fragore di una storia senza idioma.
(Charlie)
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"Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te."
(John Keats)
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"Mi sono vergognato di me stesso quando ho capito che la vita è una festa in maschera, e io ho partecipato con la mia vera faccia".
(Franz Kafka)
Credits: Foto tratta dal film Eyes Wide Shut del 1999 di Stanley Kubrick
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Un'immagine di coreografia di danza moderna puramente indicativa
“Se ti senti male non ti preoccupare, in fondo al viale c’è sempre l’ospedale.”
Non è uno scherzo, è la verità.
Io dico sempre la verità, non sono brava a mentire. Sono una pessima attrice e, se proprio devo fingere, mi viene da fingere bene – mo’ ce vò – solo a fin di bene (tipo quando devo parare le ciapèt a un amico/a, oppure per non far preoccupare i miei genitori e parenti sul mio stato di salute o di qualche membro della famiglia).
Ma dicevo appunto dell’ospedale (situato in fondo al viale).
Non mi picchiate. Non vi voglio rattristare (non è nelle prerogative di questo blog) né parlare di malattie. Di un gruppo di scellerate che si sono ritrovate, non so come né perché, un giorno in una palestra costruita su un lungo viale alberato tra spazi immersi nel verde (forse perché non avevano una mazza da fare, per non utilizzare altra terminologia più efficace ma gretta) però sì, vi voglio parlare.
La palestra è bella, non menziono qual è altrimenti equivarrebbe a fare pubblicità, e le persone che insegnano ancora più belle dell’intero complesso murario (vabbè, sto divagando).
Ricordate quando vi ho confessato che mi piace ballare? Ecco in questo luogo si balla, ci si allena, si nuota, si chiacchiera, si canta, si pettegola (ci sta) e si esala, perché con Ale si esala.
Ale/Alessandra è la Maestra di ballo, di pilates, di total body (young e adulti), ginnastica dolce e qualche altro corso che in questo momento non mi sovviene (poi dici perché uno esala co’ questa che nun se ferma manco se viene giù l’apocalisse) ¹.
Allora: la incontro, facciamo le dovute presentazioni e scopro che è giovanissima (sui venti anni, ma l’età precisa non ve la dico) ². Ha un viso pulito, fresco, allegro, solare e ridanciano. Ci metto poco ad affezionarmi a lei. Ha una energia smisurata, una forza d’animo e di volontà incredibili ed è bravissima e competente in tutto quello che fa. Insomma è una potenza della natura.
Ah, dimenticavo… è bellissima. Ma questo si era capito ed è pure retorico parlarne (non posto foto perché poi vi innamorate).
E passiamo alle scellerate, o alle pollastre (Lucia direbbe “galline”, più appropriato in effetti visto che non fanno altro che fare coccodè invece di pensare a ballare).
Avete presente il soggetto che scrive? Le pollastre sono tale e quale tale e quale a chi in questo momento vi sta scrivendo, gente su cui potrei scriverci racconti humor da qui all’eternità.
Non ho delle preferenze sulle mie Miss (che su per giù viaggiano, pardon, viaggiamo sui 40/60 all’ora e anche oltre… wow!) perché voglio bene a tutte loro, e quindi è difficile dire se c’è qualcuna che mi piace più delle altre. Posso dire però che ho gli occhi puntati su Lucia – la più svitata del gruppo – e su Giovanna – l’insegnante di sostegno (ebbene sì, abbiamo bisogno del sostegno! Siamo capre, che ce volete fa’) – che sposerei ambedue se non fosse per un “ostacolino”: sono maritate (e so pure fedeli ai mariti ‘ste due!).
Io non demordo però, sto provando a corromperle e vediamo se fino alla fine una delle due non cede. Se non cedono so’ veramente ‘na pippa (io, non loro).
Poi c’è Alessandra, no la Maestra ma un’altra ragazza che è la più brava del gruppo (qualcuno che si applica durante le lezioni e che ci fa onore c’è, meno male), l’elegante e sempiterna Adriana (sempiterna perché in questa scuola/palestra non si ha età, infatti non vado in palestra vado all’asilo), la bella Stella (che danza e si muove come una Stellina), Costanza la mamma di Ale Maestra biasimata costantemente dalla figlia (ma guarda te una che deve sopporta’), la dolcissima Celeste che pe’ vederla è più facile prendere appuntamento cor Papa in Vaticano (si fanno desiderare le mie Miss, si fanno desiderare…), poi c’è Carmela, che dopo essersi informata sull’età di tutte noi, sulle nostre taglie di reggiseno e pure su quella delle mutande è sparita (“Carmè, ma non è che fai parte dei servizi segreti e noi non ce ne siamo accorte?”), Antonella, Lia e Gabriella.
Adesso…
Cosa succede nell’ora di lezione lo dovete solo immaginare (e meno male per Ale che è una sola ora di lezione e quanta pazienza è costretta ad avere co’ ‘sto gruppo de’ scappate de casa). Qui sotto solo alcuni esempi.
È ovvio che si balla (ci si iscrive per il corso di ballo) ma è già tanto se riusciamo a finire la coreografia impegnate più a sparlare di questo e di quella e a fare osservazioni talvolta inopportune (argomento o battuta: sesso, con relativo commento finale di Ale che funge da intercalare ad ogni discorso e con la verecondia che la contraddistingue da tutte noi: “A me m’arrestano”).
Ma vorrei porre l’attenzione su un episodio recente avvenuto proprio pochi giorni fa. A Stellina serviva il nominativo di un medico di famiglia e ha chiesto se potessimo consigliarle qualcuno. Si è fatta avanti Adriana che ha sparato un nome precisando che il medico era prossimo alla pensione. Allorché la domanda non ha tardato ad arrivare: “È vecchio?”. Risposta: “È del ‘56”.
A me la cosa ha strappato una risata per un semplice motivo: alcune di loro viaggiano sulle onde degli anni ‘50, tant’è che quando si sono rese conto della gaffe hanno corretto il tiro fino a soprassedere sulla questione (da oggi in poi le chiamerò le mie Miss “Sono del ’50 ma j n c c’entr”, che tradotto significa “Sono del ’50 ma non faccio parte di quegli anni”).
Quando vogliono, sanno essere davvero perfide le mie ballerine del cuore (però non mordono. Bau!).
Stesso caso si applica ad altre fattispecie similari. Tipo, Ale spiega una coreografia? Vuole sapere dalle sue ciucciarelle (come ama definirci bonariamente) sequenze, battute, la conta dei passi, che tipo di coreografia è, la radice quadrata di sedici, il multiplo di otto, la misura di un angolo retto, allora cominciano a partire le scusanti: “J n g steva”, “Va’ ‘nnanz, quess lam fatt”, “Madò, so cent vot ka u spiega!” ³.
Insomma il mio corso di ballo è costituito da un gruppo di “J n g steva” (Io non c’ero), “N sacc nend j” (Non so niente io), “J ne capit” (Io non ho capito), “J n’apparteng” (Io non appartengo), “J n sacc cuntà” (Io non so contare) e, da ultimo, “J n so nata” (Io non sono nata).
Poi non parliamo delle figure di cacca a cui siamo spudoratamente abbonate.
Esempio. Si presenta una nuova cliente che vuole fare una lezione di prova. Il cielo non voglia che questa prenda il posto di una di noi nello spazio messo a disposizione della sala visto che poi, quando decide di abbandonare prima che finisca l’ora, qualcuna di noi non le faccia notare che ha usurpato un posto che non le spettava, perché di diritto appartiene a una del gruppo (scena avvenuta realmente: colei che è venuta a provare il corso di ballo va via, non aspettiamo nemmeno che esce dalla sala che noi, no la Maestra che a questo punto non sa più dove mettere la faccia, rivolte verso Adriana le diciamo: “Adriana, torna al tuo posto”, il tutto accompagnato da risate generali col chiaro intento di sottolineare alla malcapitata di turno quanto siamo str….).
E potrei ancora continuare discorrendo dell’odio sussiegoso di Lucia nei confronti del jive e della perdita di compostezza e del senso di orientamento che ci caratterizza quando la fantasia di Ale supera se stessa con coreografie un po’ più impegnative dove nun se sa se stiamo giocando a un, due, tre, stella oppure se affaccendate nel kamasutra (parola di Lucia quando un giorno nel voltarsi per eseguire i passi si è trovata a scontrarsi con una sangria di braccia, piedi, gambe, mani, tanto da uscirsene con: “Ma che è? Il kamasutra?”).
Allora Ale ti voglio bene, ma come hai avuto modo di appurare alla Scala non esordiremo mai né tantomeno la sensualità è il nostro forte: meglio il ballo del qua qua, al massimo un girotondo (ho perso una pecorella, tondina tondella). Altro che Elodie, Annalisa, Tony Effe e Gaia e Sesso e samba e la bachata e la cucaracha. Qui esaliamo sul serio (alla faccia di Ok, respira è una fortuna avere l’ospedale vicino, fa pure rima).
Bando alle ciance.
In questo spazio ho voluto dedicare Cuore, Testa, Sentimento, Devozione e Rispetto alle Mie Ragazze (perché sono delle ragazze), delle quali non solo mi sono divertita a scrivere scoppiando a ridere mentre riannodavo con la memoria le fila delle nostre (dis)avventure, ma che devo ringraziare davvero con tutto il cuore per la loro preziosissima compagnia, per la loro solarità, per l’enorme ricchezza d’animo che aiuta ad accrescere la mia persona, il mio spirito e la mia conoscenza, e per la loro allegria che mi risolleva nei giorni down.
Quindi rega’, ve vojo bene. Tenetelo sempre a mente.
La prossima volta scrivo dell’ora di lezione a mo’ di battute da copione e per chi si sente male, mi raccomando… in fondo al viale c’è sempre l’ospedale.
¹Immaginate il pianeta sommerso da catastrofi, devastazioni, guerre, inondazioni… noi tutti morti che manco più gli scheletri trovi per strada e Ale che continua a ballare imperterrita sulle note della canzone di Ligabue, Balliamo sul mondo. Questa è Ale.
²L’incontro di cui parlo è avvenuto a gennaio.
³ “Io non c’ero”, “Passa avanti, questo lo abbiamo fatto”, “Mamma mia, sono cento volte che lo spiega!”