Charlie Brown

"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)


Trascorsi



I trascorsi di alcune persone non sono trascorsi bene.

                                                   (Charlie)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 18/11/24

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Sedute spiritiche



Seguo sedute psichiatriche, non spiritiche.

                                  (Charlie)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 10/11/24

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Tu cosa fai nella vita?



"E tu cosa fai nella vita?"

"Pago".

(Charlie)

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 29/10/24

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C’era una volta un demente travestito da Scream



Si tu vales bene est, ego valeo.
C’era una volta un demente travestito da Scream, che non era né un demente né un travestito e vi spiego perché.
Il promontorio del Gargano è caratterizzato dal fatto che se da una parte c’è il mare, dall’altra parte c’è la montagna. Ora, non è proprio la montagna dove ci si reca per sciare ma sempre montagna è, ricca di una vasta e folta vegetazione. In questa landa verde sorgono alcune campagne, gran parte abbandonate altre invece abitate.
Per l’argomento che andrò a trattare (avviso: non è un trattato di filosofia) a noi interessa però solo quella parte di campagna disabitata, ovvero costruzioni piccole o medie che sorgono sulla montagna confinante col mare.
La storia, la favola, la barzelletta (o l’incubo) è ambientata proprio tra lo spazio che divide il mare dalla montagna, spazio che vede una strada provinciale (corredata da cespugli) che coniuga i vari paesini del Gargano, meta turistica estiva di molti viaggiatori.
Prima del prosieguo ho bisogno di mettervi al corrente di una cosa: se avete voglia di ridere per questa storia c’è bisogno di molta, molta, molta immaginazione. Altrimenti il gioco non riesce. Pronti?
È un freddo dicembre di moltissimi anni fa quando, discorrendo con amici e cugini a tavola, ascolto una strana vicenda. Orbene, tra compagni – ma soprattutto cugini, specialmente se sono quelli con cui sei cresciuta come se avessi avuto dei fratelli e delle sorelle accanto – è noto il grado di confidenza, anche per certi argomenti su cui spesso ci si scambia pareri, opinioni, suggerimenti. Ad un certo punto del discorso qualcuno dice: «Uagliù (ragazzi, n.d.a.), di ‘sto periodo non percorrete la via di mare, tutti i posti vanno bene ma non andate a mare». La prima cosa che a me viene in mente è: «Perché, cosa c’è? Hanno messo il divieto di balneazione?». Ingenua com’ero ai tempi (ma pure ora) a me pareva strano che ci fosse il divieto di balneazione a dicembre. «No no, niente di che. Non c’è niente a mare, però non ci andate». Ancora io (all’epoca anche romantica che sognavo Una rotonda sul mare): «Se non ci sono divieti perché non ci dobbiamo andare?». Bisbigli, gesti evasivi con la testa, mezze frasi, risposte sussurrate a mezza voce, e infine svelato il mistero. «Ci sono strane presenze».
«Fantasmi? Zombie? Hanno pescato qualche morto in acqua?»
«C’è un tizio che spaventa chi si apposta con la macchina»
«Un guardone?»
«Non è proprio un guardone perché non guarda. Mette solo paura»
«Oddio, che fa?»
«Niente, ti guarda dal finestrino travestito da Scream, hai presente quello del film?»
«Come travestito da Scream? È un matto o un pervertito?».
Aveva talmente dell’assurdo quella storia che pensavo mi volessero prendere in giro (ma chi è che si veste da Scream per andare a spiare le coppiette di notte con il solo intento di spaventarle? Un pervertito, che oltre ad essere pervertito sta anche fuori di testa, appunto!).
«Nessuno dei due»
«Allora perché lo fa?»
«Non lo indovini?»
No, non lo indovinavo perché, come detto, all’epoca ero ingenua e certi affari loschi che avvenivano per le campagne e nei porti di mare non entravano nell’emisfero cerebrale della mia immaginazione; quindi non sapendo che altro fare o dire o domandare, scoppiai a ridere come una scema figurandomi questo deficiente che si aggirava di notte per i cespugli travestito da Scream terrorizzando noi giovani amanti che avevamo solo la macchina per giocare alle telenovele (più che telenovelas scene da Rocco Siffredi, ma soprassediamo), e per godere (nel senso letterale del termine) degli unici momenti romantici assieme al nostro compagno o compagna.
Ma riuscite a immaginarvelo? Voi che state lì in macchina con la vostra dolce metà, lontani dalle luci della città e dagli occhi di tutti (ma non dei guardoni), avvolti nel buio della notte, che vi lasciate cullare dalle onde del mare, velluto nero dello stesso colore del cielo (azz! sono incredibili gli effetti che fa il romanticismo quando uno si lascia andare mentre scrive), sedotti da dolci frasi d’amore e dalla poesia delle sue mani (aridaje!), e proprio quando arrivi al momento clou, quello più estasiante pe’ capisse, v’accorgete che ce sta un demente che vi guarda dal finestrino, tutto vestito di nero e con la faccia di Micheal Jackson che vi regala un infarto con uno spavento invece che con un amplesso????? (‘tacci tua…!)
«Ma tu lo hai visto?» continuo con le lacrime agli occhi «Nel senso, hai avuto il piacere di incontrare questo soggetto?»
«Ma sei matta? Noooo, me lo hanno detto e comunque c’è in giro questa voce»
«No raga’, non ci credo… dai»
«È vero, pure io so di questa cosa e di questo tizio qua»
«Vabbé ma travestito da Scream… ma scusa non può semplicemente guardare e basta? Io, se lo vedo, mi sposto con la macchina, pure perché non mi va giù che qualcuno mi guardi mentre sto con il mio ragazzo»
«No, perché lui vuole proprio che te ne devi andare da quel posto, non che ti devi spostare. E, soprattutto, non vuole che tu guardi»
«In che senso?»
Il senso della burla di cui fui resa edotta era quanto ho spiegato sopra, ovvero un “traffico” in cui il demente (che demente non era per quanto potesse sembrare un demente) voleva che non incappasse il malcapitato di turno (anche qui termine più adatto non può esserci). Anzi, per farvi capire dove fosse l’intelligenza/il genio di questo qua, Scream gli stava salvando il c…
«Oh, se non ci credi fatti un giro a mare e vedi».
«Ma non ci penso proprio». Primo: perché vedere un tizio che si aggirava per le campagne abbandonate confuso con l’inchiostro della notte faceva già paura di suo (soprattutto se la paura era accresciuta dall’illusione ottica di vedere solo un teschio bianco che si muoveva tra le siepi). Secondo: dopo quanto mi avevano riferito, la ragione per recarmi a mare era ancora più terrificante dello stesso imbecille che si credeva (forse, dico forse per la motivazione di cui prima) Diabolik invece che un personaggio da film horror. Terzo (il più importante): a me nessuno mi ci ha mai portata, pure perché ce li mannavo.

Per esempio questo è un esempio 



Mi avvio alla conclusione.
Qualcuno penserà che mi sia inventata tutto, altri che la storia è vera. Per la felicità di tutti i credenti e dei cattolici in verità, in verità vi dico: sì, la storia è vera. Succedeva veramente.
Io l’ho sempre letta e raccontata in chiave comica quando, se ci pensate bene, non c’era nulla di comico.
Il demente non era un demente, lo strumento per sortire gli effetti desiderati era riuscitissimo (oh, nun se so più visti manco li cani accoppiasse a mare, figuriamoci le persone), oserei scrivere anche “effetti desiderati e indolori” perché il metodo era studiato per non fare del male a nessuno.
Ma se da una parte non si usavano minacce o pistole, è pur vero che la morte era sempre in agguato. Ok, non c’era violenza solo avvertimento (“Se mi vedi gira alla larga, oggi il mare è in burrasca”!) ma l’infarto non te lo toglieva nessuno (mi immagino una scena tipo questa: il poveretto, dopo essere caduto vittima dell’incubo, una volta che mette piede in Paradiso i compagni di viaggio gli chiedono: «Qui è bellissimo, stiamo finalmente bene tutti quanti insieme, vedrai ti divertirai anche tu. Ma, a proposito, come ti è venuto l’infarto?» e quello che risponde: «Mah, guarda stavo lì che scoppiavo di salute quando improvvisamente, mentre mi facevo i fatti miei con la mia bella, è apparso un coglione travestito da Scream…»).
E questo è niente.
Scream non parlava, non faceva a botte, non urlava. Immaginate se invece, oltre che andarsene pe’ fratte muovendosi come un felino nel buio, si metteva pure a gridare! (tanto per fare pendant con la sua maschera)¹.
Se c’era qualche possibilità di salvezza dopo lo spavento state sicuri che se si fosse messo pure a urlare le possibilità di sopravvivenza erano pari a zero (riuscite a immaginare il cretino che urla di notte in un drive-in con la maschera di Scream?).
Avrei voluto dire al cortese "signore": «Senti Scream, io ti ringrazio per l’accortezza che hai nei nostri riguardi, ma morì pe’ morì è meglio che moriamo ammazzati, capisci bene che con lo spavento non è che ci dispensi dalla morte, col rischio di avere pure complicazioni al cuore quando siamo nel fior fiore della gioventù…».
Il poveretto, in effetti, ci stava facendo un favore garantendo, con quel travestimento, due risultati: “salvare” noi giovani (lo metto tra parentesi sempre per la motivazione appena citata) da guai prossimi o futuri, e permettere ai suoi capi di scorrazzare liberi per il territorio.
Adesso se “il genio” di questa trovata (perché la trovata di spaventare la gente, visto che doveva solo spaventare, per non far avvicinare nessuno al posto era formidabile) fosse frutto della mente di Scream o dei suoi superiori non lo abbiamo mai saputo, quel che mi sento di dire è che meno male che posso dire c’era una volta un demente travestito da Scream per la salvaguardia dell’incolumità di tutti.

PS: in effetti, avrei potuto intitolare questa favola anche con "Come ammazzare il romanticismo", ma C'era una volta un demente travestito da Scream lasciava più spazio all'immaginazione.





¹ Scream, tradotto dall’inglese, significa grido/urlo.

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 28/10/24

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Non succede mai niente di bello… o quasi


L’episodio a cui state per assistere – ammesso che vogliate vederlo – è la puntata numero 22 del cartone animato targato anni ’80, Ransie la strega.
Tanti erano i cartoni animati che seguivo nei miei anni verdi (ahimè, ahivoi, ahinoi, ahitutti, AHIÓ! Guagliò!) ogni pomeriggio, ma Ransie era in assoluto, insieme a Pollon, quello che amavo più di tutti.
Breve sinossi per chi non conosce la storia.
Ransie fa parte di una non comune famiglia. Sua madre Sheila è una donna lupo, suo padre Boris è un vampiro e il fratellino Ronnie, seppur non si vede mai trasformarsi o esercitare magie a differenza dei suoi, ha ereditato dal padre la natura di vampiro. Ransie, come ci rende noto il titolo, è una strega. Una liceale molto carina, capelli castani, occhi azzurri, dal carattere docile, altruista e molto molto tenero. Insomma, tutto il contrario di una strega. Non fa parte dei comuni mortali, perché sia lei che la sua famiglia sono dotati di poteri magici. Le premesse per una storia macabra ci sono tutte, fatto sta che i personaggi, sia primari che secondari, invece di far paura fanno ridere, fino ad assumere carattere di demenzialità. E qui sta il bello.
Ransie si innamora di un compagno di scuola, Paul Cabor, che ama lo sport e pratica il pugilato, ma non è la sola perché anche Lisa Thompson, altra compagna di scuola, è innamorata di Paul sin da quando era piccola. Si capisce quindi che tra Ransie e Lisa non corre buon sangue, sempre in combutta per conquistare il cuore del giovanotto (che è segretamente innamorato di Ransie).
La ragazza ha il potere di prendere le sembianze di chi vuole, basta dare un morso alla “vittima” di turno e si trasforma in costui o costei. Per tornare ad essere se stessa deve starnutire.
I fattori che mi spingono ad amare il suddetto cartone animato non hanno solo una motivazione… come dire… romantica (un lui, una lei, una rivale), ma si caratterizzano per tantissimi messaggi buoni – e sottolineo buoni – che sono stati d’esempio e che hanno forgiato la mia generazione, a differenza dei cartoni animati che si sono succeduti negli anni (penso a I Griffin o a I Simpson, ma cartoni animati degenerati ce ne sono eccome).
Adesso, cominciamo col dire che parteggio per Ransie nella sua battaglia d’amore ma, in questo episodio, non posso fare a meno di stare dalla parte di Lisa. Povera piccola! Aveva approfittato di un’ottima scusa per stare una volta tanto da sola con Paul senza quella ficcanaso di Ransie tra le costole, e invece quest’ultima pensa bene di piombarle in casa con tutti gli amici per rovinarle la festa. Come se tutto ciò fosse poco, i sogni ad occhi aperti fanno pure schifo: non succede mai niente, sono ripetitivi, noiosi e anche in questo magnifico (o quantomeno dovrebbe definirsi magnifico) iperuranio Ransie si dà il suo bel da fare impedendole che succeda quello per cui si sogna che succeda.
Proprio un mondezzaio totale. Aggiungo: una situazione abbastanza comune alla sottoscritta, come la figura di memé (da non confondere con meme, la parola coniata serve solo per non utilizzare un termine più spregiativo) davanti a lui, Paul (ma chi nella sua adolescenza/giovinezza non è mai scivolato nella classica figura di memé davanti a un lui o a una lei?) quando ruzzola giù per le scale, e tanti altri fraintendimenti in corso di puntata.
Bleah, i miei sogni non cambiano proprio mai, non riesco a far succedere niente di nuovo!
Fosse quello il problema Lisa…!
Eppure, chissà perché, nei fumetti e nei cartoni succede sempre qualcosa che valga la pena… essere un personaggio di fantasia.
Anche nelle disavventure.

Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 22/10/24

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Errare humanum est


Autrice : Carla Iannacone | Categoria : Umorismo | Commenti pubblicati dagli utenti : 0 | Data : 21/10/24

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