Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Una caratteristica indiscussa delle opere di Georges Simenon è saper raccontare come nessun altro l’introspezione psicologica dei personaggi. Al centro dei romanzi dello scrittore francese – romanzi classificati nel tempo come gialli – quel che campeggia è sì l’intrigo, il mistero, l’intreccio del plot narrativo, ma ciò che consente di rendere affascinante il contenuto è proprio la caratterizzazione psicologica del (o dei) protagonista(i).
A cominciare dal titolo di ogni libro si nota come la scelta ricada sempre su un oggetto, un particolare, un dettaglio che suggerisce al lettore, ancor prima di approcciarsi alla lettura, ciò a cui va incontro.
L’ultimo libro che ho letto, ovvero quello pubblicato più recentemente da Adelphi, si intitola La porta (data di uscita 4 giugno 2024, pp. 142), un testo che mai come quelli letti sino ad ora mi ha così tanto affascinata.
La storia è quella di Bernard Foy e di sua moglie Nelly, due coniugi sulla quarantina d’anni (lui quarantadue, lei trentotto anni) che stanno insieme da venti. Bernard è un invalido di guerra, nel senso che ha perso le mani saltando su una mina quando era un soldato, mentre Nelly, dopo aver lavorato da giovane come maschera in un cinema, adesso lavora in una ditta di import-export. Ad occuparsi della famiglia è lei. Bernard aspetta tutto il giorno che rientri a pranzo e a cena da lavoro occupandosi della spesa, della gestione e della pulizia della casa.
Nonostante il tempo passato Bernard e Nelly si amano e si desiderano come il primo giorno in cui si sono conosciuti. Da un po’ di tempo, però, un’ossessione si fa strada nella mente di Bernard: possibile che in tutti quegli anni lei fosse stata felice con lui e che continui ad esserlo ancora? Mentre i segni di quel tempo trascorso insieme a lui sembrano diventare sempre più evidenti ogni giorno che passa, al contrario Nelly sembra farsi più bella e più desiderabile.
La situazione precipita quando al piano di sotto del palazzo si trasferisce Mazeron, fratello di Giséle, amica e collega di Nelly, malato di poliomielite e costretto a stare sulla sedia a rotelle. Mazeron è un giovane illustratore e lavora come freelance per varie testate giornalistiche. Giséle e suo marito non possono – ma sarebbe più corretto dire che non vogliono – occuparsi di lui, per questo Giséle chiede a Nelly di poter sbrigare alcune faccende per il fratello visto che abitano nello stesso palazzo. Così tutte le mattine, prima di recarsi a lavoro, Nelly scende al primo piano per prelevare il lavoro di Mazeron e consegnarlo alla redazione dei giornali.
La porta socchiusa del primo piano e i minuti che sua moglie trascorre dentro quell’appartamento diventeranno per Bernard la sua ossessione, tant’è che ben presto la sua gelosia si trasformerà in un vero malessere fisico che gli causerà vertigini e mal di testa.
Ora immaginate di stare tutto il tempo rinchiusi in casa a non far nulla, a parte la spesa, leggere i giornali, ascoltare la radio e dipingere abat jour; essere circondati solo dai rumori del quartiere (il passaggio degli autobus e delle auto, gli schiamazzi dei passanti, i ragazzini che escono da scuola) e da quelli dell’edificio (il pianoforte della signora Streib che dà lezioni di piano alle sue allieve, i gemelli della vicina che fanno baccano dall’altro lato del muro divisorio, i piatti che vengono riposti nel lavello e solite scene quotidiane di moglie e marito alla finestra di fronte al palazzo) e avere un pensiero fisso: la vita di mia moglie è molto più esaltante della vita che conduco io qui dentro casa. Chissà quanta gente incontra, quanti uomini frequenta, che emozioni prova quando ha il contatto con gli altri.
Bernard percepisce la loro casa come spenta, cupa, con pochi mobili necessari. Più in là avrà modo di affacciarsi “casualmente” nell’appartamento di Mazeron intercettando l’infermiera che viene tutti i giorni a dispensargli le cure necessarie notando che le pareti sono dipinte di giallo, invece delle loro grigie e pesanti. Eppure Nelly è sempre la stessa. Affettuosa, amorevole, dolce e attenta con lui, prendendo addirittura iniziative (sessuali) che non le spetterebbero. L’handicap che da giovane non aveva minimamente influenzato le decisioni, le scelte, le azioni di Bernard, ad un tratto comincia a diventare un problema e ad “infettare” i suoi pensieri trasformando i dubbi in ossessioni. Da tempo non fanno una vacanza insieme, teme che lei si vergoni e che venga compatita dalla gente, dai vicini, dai colleghi per il difetto fisico del marito, d’altronde cos’ha lui da offrirgli a parte il suo amore? Certo, le offre una vita soddisfacente a letto ma… Nelly non prova ribrezzo davanti ai suoi moncherini quando toglie le protesi prima di coricarsi? In fondo è lei ad occuparsi di fargli il bagno e sistemargli tutto l’armamentario il mattino seguente e sembra che la cosa non gli pesi. Sembra.
Ma è davvero così?
Anche Mazeron è costretto su una sedia a rotelle, eppure Bernard – che ha imparato a percepire tutti i rumori del palazzo – ha l’impressione che i minuti che sua moglie trascorre in quell’appartamento per prendere i disegni e consegnarli ai giornali si dilatino a poco a poco. Mazeron è sì affetto da un handicap come lui, ma dalla sua ha il vantaggio di essere più giovane di Bernard. Il protagonista del libro si trova così a vivere una vita non vita, o una vita parallela (fatta di fobie e pensieri perversi), dove passa i giorni a contare quanti minuti sua moglie si trattiene dietro la porta col vicino del piano di sotto e, altresì, quelli in compagnia della gente là fuori nel mondo.
Come accennavo sopra, la storia è strutturata tutta sul profilo psicologico dei personaggi. Simenon illustra i momenti in cui Bernard e Nelly si conoscono, accenna a episodi dei loro genitori, del loro passato. Nel testo si trovano anche alcuni “schizzi” (mi vien naturale definirli così perché è come se fossero pennellate di un pittore per arricchire la tela di dettagli che, all’apparenza, possono essere insignificanti ma che hanno il loro peso) riguardo al personaggio complementare del macellaio, della portinaia, dell’infermiera che accudisce Mazeron, dei datori di lavoro di Nelly anche se il focus rimane sempre centrato sui coniugi Foy.
Come in tutte le opere di Simenon, non c’è uno spreco di pagine che rendono il romanzo noioso, inaccessibile, intelligibile e poco comunicativo. Gli elementi sono pochi, ma essenziali e diretti allo scopo così come le descrizioni dei luoghi e degli oggetti.
La storia si vive, si compenetra nella pelle e, come Bernard, lascia un senso di stordimento, solitudine, amarezza e malinconia nel lettore.
E il finale è dei più spiazzanti.