Charlie Brown
"Solo gli imbecilli non hanno dubbi"
"Ne sei sicuro ?"
"Non ho alcun dubbio!"
(Luciano De Crescenzo)
Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere. Una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai. La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia?
Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. E ho ancora più paura di stare sveglio.
Questa è la storia di Matias Craveri che, da quanto si evince dalla seconda di copertina del romanzo, ha nove anni ed è tormentato da un incubo ricorrente. Da otto mesi nel suo sonno viene a fargli visita una signora vestita tutta di nero. La donna non parla, non gli fa alcun male; è molto triste e sente il bisogno di raccontargli una storia. Ma forse Matias la sua storia la conosce già.
Questa è la storia di Pietro Gerber, noto come l’addormentatore di bambini, al quale in passato molti genitori hanno affidato dei casi senza via d’uscita. Lui è la loro unica salvezza, l’unica speranza, l’ultimo tentativo che a loro resta per la salvaguardia dei loro cuccioli. Si occupa di estrarre dal loro inconscio ciò che più li spaventa, li angoscia, i mostri e i fantasmi che condizionano la loro vita e che si alimentano attraverso i loro sogni infettando la loro innocenza. È un lavoro di grossa responsabilità. Pietro sa che non sempre può riuscire a salvarli, ma c’è un rischio peggiore: quello di essere coinvolto nel loro mondo onirico e di rimanerne intrappolato. Dovrebbe essere abituato, avere il giusto distacco da ciò che ascolta e da ciò che lo circonda, dovrebbe conoscere quali sono le insidie visto che il signor B., suo padre, esercitava il suo stesso mestiere e lo portava ad essere sempre in contatto con i fantasmi altrui. Eppure, improvvisamente, anche Pietro comincia ad aver paura. Non riesce più a dormire. Ha paura di crollare, ha paura di stare sveglio. Non riesce più a capire dove finisce il confine della realtà con quello dei sogni, ammesso che esista un confine. Non sa se il silenzio da cui viene assalito quando entra in casa sua sia l’ombra dei suoi piccoli pazienti, oppure se a parlargli sia la sua ombra.
Questa è la storia della signora silenziosa di cui non si conosce il nome né il volto, solo la sua espressione che racconta di un vissuto sempre uguale. La signora silenziosa è una donna, abita i sogni di un bambino, un bambino a cui s’aggrappa per sopravvivere, per non essere dimenticata, un bambino per cui urlare. Matias si sveglia angosciato ogni volta che la vede, talvolta urla; dal loro primo incontro ha cominciato a spegnersi, appassendo come fanno i fiori. Non c’è più tempo, confessano Ivo e Susana Craveri a Pietro Gerber, bisogna far presto. Non c’è più tempo per chi, per Matias o per la signora silenziosa? Ma, soprattutto, la signora silenziosa esiste oppure è solo la visione di un bambino?
Questa è la storia di un silenzio, che non dice nulla ma ha tanto da raccontare.
È la storia di tre persone, quattro, sei, dieci e così via.
La casa dei silenzi è il nuovo, ipnotico, sconvolgente e mesto thriller di Donato Carrisi dove a essere in gioco, questa volta, non è solo la felicità e la libertà di un bambino.